INTRODUZIONE
Il piede tentenna, neve, vento, ghiaccio l’hanno reso sordo, è come se non riuscisse più a comprendere la lingua della terra che ora giace silente sotto cumuli di neve, n’è caduta tanta, s’è infilata ovunque mentre il vento ha soffiato teso percuotendo, a volte senza sosta, malinconici alberi spogli. Si son fatti quasi muti i monti come spettatori attenti hanno assistito al vociare dell’inverno.
INVERNO
Suoni sottili abitano l’inverno, delicati come la carezza della persona amata, leggeri come parole sussurrate all’orecchio così la notte, se tendi l’orecchio, ti potrebbe capitare di sentire il suono dell’acqua che diviene ghiaccio. Silenzio e vento si contendono l’attenzione del bosco, il primo lo glorifica mettendone in risalto ogni sfumatura, il secondo gli da voce e allora fra i rami è tutto un chiacchiericcio. Vagabondo assorto, la neve scricchiola, al tramonto il bosco si fa muto, in fondo alla valle sussurra l’acqua e parla d’infinito e d’andare. Sottili tocchi rosa e arancione pastello sottolineano le cime lontane, sopra il cielo s’è fatto indaco. Sul fuoco borbotta la pentola spandente i suoi fumi su verso la luna. La notte par quasi di sentire il cammino, vagabonde dell’infinito, delle stelle. E si fa giorno, solo alcuni timidi uccelli gorgheggiano poi mentre il sole si fa baldanzoso ai primi se ne aggiunge una moltitudine tanto che il bosco pare poter volare via, spira il vento trae con sé fiocchi di neve ognuno un piccolo arcobaleno.