La vera casa dell’uomo non è una casa, è la strada. La vita stessa è un viaggio da fare a piedi.
Bruce Chatwin
Fretta, urgenza, reale innecessità di sottrarre tempo al tempo, tempo allo spazio, spazio allo spazio, luoghi, attorni, contorni privi d’occhi rimiranti, miraggio d’avanzo, illusioni sensoriali, in un silenzio corporale dell’essere spostato, trasportato, pacco viaggiatore. Dove mai sono gli odori, i profumi, le fragranze, il sole che bruciscalda, l’acqua che bagnadisseta, protetti, fuggenti, da un attorno ch’è barriera non ricchezza, da una selva che spaventa non incanta, dov’è finito l’odore di merda, dov’è finita la dolcezza di una ciliegia, dov’è finito l’odore di cucina casereccia, l’odore di spalloni, della polvere nel vento, di fichi ormai maturi, degli sguardi delle genti, tutto muto, tutto assente.
Se potessimo sedere appoggiati ad una roccia, nel sole caldo d’un inverno scomparso, apprezzando il silenzio delle acque, gustando il gorgoglio di piante che paiono risvegliarsi, imprimendo nella memoria la carezza della brina, sfiorando con passi sonanti cortecce quiete di patriarchi, sognando fra il canto degli uccelli, ecco se potessimo essere tutto ciò, sarebbe meraviglioso vivere.