Facendo riferimento alla frenesia dei ritmi caratterizzanti la contemporaneità il filosofo francese Paul Virilio parla di dromocrazia, termine con cui indica una dittatura in cui i potenti sono coloro che regnano sulla velocità, controllano quella degli altri e premono per la massima crescita ad ogni costo e in ogni campo, escludendo socialmente coloro che restano immobili.
La dromocrazia, con il richiamo alla rapidità e alla falsa urgenza di completare gli incarichi lestamente, è diffusa in molti settori e caratterizza anche le modalità del viaggio che oggi, nella maggior parte dei casi, consiste nello scagliarsi da un continente all’altro del pianeta come se si fosse una freccia. I viaggiatori non hanno il tempo di concepire il transito, che viene vissuto come un tempo improduttivo da abolire o, almeno, da riempire con dei diversivi che facciano scordare di essere in movimento.
L’idea dello spostamento come intralcio e dell’importanza di arrivare il prima possibile alle meta ha contagiato anche alcuni camminatori che sono assillati dall’ottenere un’ottima prestazione, Solnit osserva in particolare i frequentatori delle coste, dicendo:
persino nell’itinerario su questo promontorio che non conduce in alcun luogo utile, su questo cammino che può essere percorso solo per diletto, la gente ha tracciato scorciatoie tra i tornanti, come se l’efficienza fosse un’abitudine di cui non ci si può liberare.
Paul Virilio
L’indeterminatezza di un’escursione senza meta, in cui c’è molto da scoprire, viene sostituita dalla distanza definita più breve da coprire alla maggiore velocità possibile